giovedì 8 novembre 2012

Leggere - LA CASA DEI SETTE PONTI


(dal risvolto di copertina) Sull’Appennino tosco-emiliano, non lontano dall’Abetone, c’è una valle stretta e tortuosa, e in fondo una casa, una piccola casa con il tetto coperto di plastica colorata e due comignoli che buttano fumo sempre, estate e inverno. Un industriale della seta torna ai boschi dove un tempo andava a far funghi e la vede, quella casa. Malgrado il fuoco acceso sembra disabitata. È incuriosito. Entra. E lì comincia la sua avventura, che lo strappa alla mesta quotidianità del danaro e del potere per precipitarlo dentro un vertiginoso delirio, che è prova e passaggio, alla scoperta di sé.

Vi sarà capitato sicuramente di percorrere una stessa strada quotidianamente, magari il tragitto casa-lavoro, e all’improvviso notare un dettaglio, come una casa, un muro, un albero, che per anni non avete mai notato. Ecco il romanzo La casa dei sette ponti di Mauro Corona inizia da questo, dalla casa con i comignoli fumanti e dal tetto colorato, perché ricoperto di grossi teli, messi lì probabilmente per proteggersi dalla pioggia e dalla neve. Sembra disabitata, ma i comignoli fumano e d’inverno i colori dei teli non si vedono perché ricoperti dalla neve “[…]solo il fumo con il suo tepore paziente era riuscito a sciogliere un anello di ghiaccio intorno ai camini, come la dolcezza scioglie il broncio ad un permaloso”. La curiosità di sapere chi abita quella casa, porta il protagonista ad avvicinarsi, ma per capire di più deve percorrere un tragitto, attraversare sette ponti. Metaforicamente i ponti sono come le fasi della vita: un’alternanza di gioie e dolori, successi, incomprensioni; sono l’attraversamento della vita e il riprendersi tutti i buoni valori persi. Non importa sapere dove portano questi ponti, l’importante è capire cosa ci lasciano attraversandoli: “[…]I ponti gli piacevano, uniscono separazioni, come una stretta di mano unisce due persone”.
E’ un romanzo breve, una lettura veloce di circa sessanta pagine. Leggendo le critiche nei vari blog in rete, una delle più frequenti è che il prezzo non è proporzionato al numero di pagine: sono convinto che il valore di un libro non è dato dal numero di pagine, ma dal peso che ogni pagina ha e da quanto ogni pagina entri nel profondo del proprio animo.

Mauro Corona classe 1950, è uno scrittore, scultore e alpinista. Vive da sempre ad Erto in provincia di Pordenone, tristemente noto alle cronache per il disastro del Vajont il 9 ottobre del 1963.
Tra i suoi romanzi più conosciuti, ricordiamo Le voci del bosco (vincitore del premio Grinzane – Cavour 2008), Cani, camosci, cuculi (e un corvo) (vincitore del premio Itas – Cardo D’argento 2008, Il canto delle manére, La fine del mondo storto (vincitore del premio bancarella 2011).

Gianni Casciano (gianni.casciano@gmail.com)
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