(riceviamo e volentieri pubblichiamo)
Per rispondere alla domanda ricorrente "ma perché, c'è
ancora bisogno di festeggiare l'8 marzo?" Abbiamo pensato a cosa manca
alla donna di oggi. Come spesso accade, la risposta l'abbiamo trovata nella
revisione del passato, fuori dai luoghi comuni.
Grazie a Pierluigi Frigau, presidente dell'Associazione
Culturale Grazia Deledda, abbiamo portato ad Ariccia, nella sala Social
dell'Antico Caffè, un esempio di consapevolezza, emancipazione che è Grazia
Deledda: una donna che si è fatta strada da autodidatta fra le glorie dei
grandi letterati italiani, raggiungendo con la potenza dei suoi scritti e del
suo carattere forte, il premio Nobel per la letteratura. Unica donna in Italia
ad averlo, ancora oggi.
Ci introduce all'incontro, Gemma Azuni, emigrata sarda, per
molti anni consigliere al Comune di Roma, con una impegnata carriera politica
dedicata al sociale, oggi anche consigliere nazionale della F.A.S.I.
(Federazione Associazioni Sarde in Italia).
Ma sono Rossana Dedola e Roberto Morelli, rispettivamente scrittrice
e di nipote, della nota scrittrice sarda del secolo scorso, a farci scoprire i
lati nascosti di questa gloria nazionale.
Rossana Dedola, attraverso il ritrovamento di 80 tra lettere e
cartoline private dell'autrice di Cenere, ricostruisce come la Deledda
affrontasse le problematiche femminili anche attraverso le esperienze terribili
delle sue amicizie famose. Maria Montessori, Sibilla Lerano fino ad Eleonora
Duse. Donne che hanno dovuto rinunciare alla maternità perché la condizione
femminile negava un concetto di madre senza un uomo alle spalle. Dramma che la
Deledda rivive in Cenere, appunto. Questo solo uno dei tanti risvolti più
intimi della sua vita, svelati da Rossana nel suo libro "Grazia Deledda, i
luoghi, gli amori, le opere".
Altri episodi, più quotidiani e familiari, li condivide con noi
Roberto Morelli, nipote della scrittrice sarda. Ci riporta i racconti familiari
di tre sorelle, Grazia, Giuseppina e Nicolina Deledda, tutte trasferite da
Nuoro a Roma, dove invecchiano insieme.
Tutti i pomeriggi si incontravano nel giardino di casa di zia
Grazia, cominciavano a parlare finendo sempre per litigare vivacemente in
sardo, per poi tornare a salutarsi con un bacio e ritrovarsi il giorno dopo.
Sempre nella stessa panchina. Chiunque abbia una famiglia sarda può sorridere
riconoscendo i dialoghi o le battute in lingua di questo quadretto.
"La più eclettica era zia Nicolina, di cui ho portato due
quadri perché era una pittrice conosciuta fra gli artisti del '900. La ricordo
uscire con la veletta, l'ombrellino e la gonna di crinolina tipiche della fine
'800 per andare a comprare il trinciato forte, poi tornare a casa, infilare il
suo kimono giapponese e fumare. Da buona sarda, orgogliosa e testarda, smise di
dipingere perché, raggiungendo il successo nel campo dell'arte pittorica, non
tollerava l'etichetta difficile da staccarsi:<<io sono io, non sono la
sorella di...>> "
Del resto la storia delle donne di Sardegna è costellata di
personaggi forti, racconta la responsabile degli eventi dell'Antico Caffè,
Barbara Regina, anche attraverso la sua mostra fotografica che è esposta nella
sala (e che resterà fino alla fine di marzo). Eleonora di Arborea, Judikessa
(regnante) di Arborea, prima a legiferare contro lo stupro nel XIV secolo in un
modo ancora oggi da eguagliare, Adelasia Cocco, prima donna d'Italia ad essere
medico condotto, Ninetta Bartoli, prima sindaco donna d'Italia, Maria Lai,
prima donna ad entrare con riconoscimento internazionale nel campo dell'arte.
Le foto esposte sono ritratti moderni di donne sarde che hanno
la stessa identità e fermezza nello sguardo delle loro antenate, cui l'uomo
riconosceva la peculiare capacità di far prosperare l'ambiente in cui esse
venivano lasciate libere di operare e di scegliere. La cultura sarda in questo
è sempre stata differente dal resto d'Italia: nonostante le apparenze di una
cultura arcaica, le regole sociali e familiari isolane dimostrano una profonda
modernità.
L'evento è stato coronato dalla presenza del Sindaco di Ariccia,
Roberto Di Felice, profondo conoscitore e stimatore di Grazia Deledda, sulla
quale egli stesso, ha raccontato, ha redatto un lavoro col quale ha vinto un
premio letterario nei tempi degli studi; e dell'Assessore alle politiche
sociali, Carla Gozzi.
I due rappresentanti dell'Amministrazione Comunale, che ha anche
patrocinato questo evento, hanno spiegato alla sala le iniziative in atto ad
Ariccia per aiutare le donne vittime di violenza. Protocolli che aprono una
luce di speranza per tutte le donne in difficoltà.
Il nostro obiettivo era dare alle donne di oggi un esempio
coerente e semplice di consapevolezza della propria forza e una speranza di
poter cambiare ciò che ancora le imprigiona negli stereotipi. La commozione e
la partecipazione del pubblico ci inducono a pensare che l'obiettivo sia stato
raggiunto, almeno in questa sala dell'Antico Caffè, che ottiene ancora una
volta lo scopo per cui è stata pensata: la condivisione delle cose belle, che
fanno crescere il territorio e le persone.