di Gianni Casciano
“Preferiamo ignorarla, la verità. Per non soffrire. Per non guarire. Perché altrimenti diventeremmo quello che abbiamo paura di essere: completamente vivi.”
Il libro inizia con il protagonista, già adulto, che si reca da Madrina, a cui ha dato la copia del suo libro, e dalla quale attende un giudizio: “Sei sicuro che sia la tua storia? … Non è andata proprio così … Caro il mio ragazzo, avrei una cosa da dirti”
Madrina va in un’altra stanza, e dal cassetto del comò, estrae una busta marrone che gli consegna: “Dopo qualche anno sarebbe ora che qualcuno ti dicesse la verità”.
Ed è proprio questo il filo conduttore di questo libro, quello della menzogna, non quella che altri ci raccontano, ma quella che noi diciamo a noi stessi.
E’ la storia di un bambino, che perde la mamma, ed è costretto a convivere con questo vuoto, vivendolo come un rifiuto, un abbandono: “Chi è stato abbandonato si considera assaggiato e sputato come una caramella cattiva. Colpevole di qualcosa d'indefinito. Così mi sentivo io. Non avevo saputo trattenerla. Forse era andata a cercarsi un figlio che riuscisse a disegnarla meglio.”
Un bambino che conosce bene la verità per quello che gli è accaduto, ma che entra in protezione, e si crea una serie di scudi, per non affrontarla. Una vita vissuta lottando con la solitudine “Con tutte le mamme che c’erano, come mai era morta proprio la mia?”, il senso di inadeguatezza verso la vita e verso gli altri, fino alla conquista dell’amore, da adulto, che potrà permettergli di vivere una vita normale, raccontandosi e convivendo con la vera verità.
Un romanzo nel quale ognuno può rispecchiarsi, anche chi ha avuto la fortuna di non avere grandi perdite in famiglia, ma che comunque vive situazioni di disagio e frustrazione, non volendo affrontare la verità delle cose, che in realtà è sempre chiara dentro di noi, ma che cerchiamo sempre di rifiutare e nascondere, per la paura di essere completamente vivi.
Questo romanzo autobiografico di Gramellini è diventato anche un film nel 2016, diretto da Marco Bellocchio, con Valerio Mastrandrea.
“Molto più importante di quello che sappiamo o non sappiamo è quello che non vogliamo sapere” – Eric Hoffer.