IN ATTESA DI
AUTORIZZAZIONE UNICA POTREBBE SORGERE UNA CENTRALE ELETTRICA
ALIMENTATA A BIOMASSA NEL CUORE COMMERCIALE DEL TERRITORIO ARICCINO
SULLA NETTUNENSE (EX-PORK'S HOUSE)
di Elena Taglieri
Non
c'è pace tra gli ulivi recita un vecchio detto popolare. Dopo
l'autorizzazione concessa dalla Provincia di Roma (Determina
Dirigenziale n.3698
del 4 giugno 2012) alla
soc. Power Oil di Albano di costruire una centrale elettrica
alimentata ad olio vegetale e diesel in via di Cancelliera 14/B, si
affaccia in zona un altro impianto che smaltirà la F.O.R.S.U. (Frazione
Organica del Rifiuto Solido Urbano)
in un fabbricato in disuso già esistente (quello della UNICOOP
Tirreno SC) a
pochissimi metri da un grande noto supermercato e da numerosi altri
esercizi merceologici di vendita al pubblico, proprio
nel 'cuore' del Centro Commerciale 'Pork's House' sulla via
Nettunense, frequentato ogni giorno e ad ogni ora da tante persone
che trovano concentrate in questo quadrante tutte le opportunità di
acquisto alimentare e non solo.
Il
soggetto proponente l'impianto è
la Biovis S.r.l., che a nome del proprio legale rappresentante sig.
Tonino Sette, ha presentato in data 17 dicembre 2012 l'istanza di
verifica di assoggettamento a V.I.A (Valutazione di Impatto
Ambientale) al Dipartimento Ambiente e territorio della Regione
Lazio. A tale istanza è stata allegato il documento di Sintesi dello
studio preliminare ambientale' , depositato a firma dello studio di
Architettura Buzi e Associati, firmato il 18 dicembre 2012 ed
inoltrato in copia anche al Comune di Ariccia ed alla Provincia di
Roma. Sappiamo tutti che la V.I.A.si rende necessaria per verificare
la compatibilità di un progetto che, come questo, è finalizzata
all'individuazione e quantificazione degli effetti che un'opera
simile potrebbe avere sull'ambiente, soprattutto in modo preventivo,
poiché la migliore strategia (e buonsenso civico) consiste
nell'evitare fin dall'inizio l'inquinamento ed altre conseguenze,
anziché combatterne successivamente gli effetti deleteri.
Già,
perché come si legge nel progetto della Biovis, “all’interno
di questo impianto saranno due le attività di recupero
e smaltimento rifiuti:la
lavorazione di rifiuti urbani per la produzione di energia da biogas
ottenuto durante la fermentazione e trasformato in energia attraverso
un cogeneratore
(elettricità e calore)”
e
la “lavorazione
di rifiuti urbani per la produzione di compost ottenuto mediante
triturazione e fermentazione”.
Peccato
però che nel documento si parli di alcuni elementi poco
rassicuranti, come ad esempio di “percolato
anaerobico/aerobico”
che se “in
eccesso subisce un processo di depurazione adeguato (osmosi inversa)
e poi immesso nel circuito fognario, che a sua volta termina in un
depuratore a fanghi attivi, prima di immettersi nel collettore
pubblico”.
Da
non sottovalutare neppure la presenza di “canne
fumarie dei
cogeneratori, della fiaccola d’emergenza del biogas (che permette
di garantire la combustione
del biogas
eccedente impedendone l’accumulo in maniera eccessiva) e del
biofiltro”.
Il
motivo di questo progetto, come si legge nella Sintesi dello studio
preliminare ambientale dell'Arch. Buzi, è che “nell’area a sud
di Roma ed, in particolare, nell’area dei Colli Albani e dei
Castelli Romani, si è avviato un circuito virtuoso nello sviluppo
della raccolta differenziata. Molti comuni la attuano con successo ed
altri la stanno avviando (Ardea, Ariccia, Ciampino, Genzano di Roma,
Pomezia, Albano Laziale) “, e che risulterebbe innovativo dal
momento che “Non
vi sono progetti simili nell’ambito comunale dell’area dei
Castelli Romani; risulta altresì in corso di progettazione ed
autorizzazione l’impianto della Volsca Ambiente e Servizi S.p.a.,
per “impianto per digestione anaerobica dei rifiuti frazione
organica da raccolta differenziata in loc. Lazzaria” , nel comune
di Velletri (RM)”.
Insomma
una audace panacea in quanto “tutto
ciò consentirà, entro breve tempo, di poter disporre nella zona dei
Colli Albani di una quantità di FORSU sufficiente a fornire
combustibile e giustificativa per la costruzione di un impianto di
valorizzazione. Nel tempo l’aumento della FORSU prodotta dalla
raccolta differenziata renderà
necessaria ed economicamente autosufficiente, la realizzazione di
nuovi impianti di trattamento” per
una
“maggiore
tutela ambientale determinata: dalla notevole riduzione dei
quantitativi di rifiuti da avviare in discarica; dal recupero di
materia dai rifiuti; dalla produzione di energia da fonti
rinnovabili.”.
Ma
leggendo attentamente si tratta di un impianto che comunque dichiara
la sussistenza di alcuni fattori ambientali di rischio (“Stabilimenti
ed impianti ove si producono e/o impiegano gas infiammabili e/o
comburenti con quantità globali in ciclo superiori a 25 Nm3/h.”)
e che prevede comunque degli inquinanti
.”quindi
i fumi prodotti rispettano le prescrizioni di cui alla parte III
dell’All. 1 D.Lgs. 152/06 e comunque dovranno effettuare il
controllo annuale previsto per le emissioni. Tali impianti devono
comunque rispettare i valori limite di emissione previsti dal Dlgs
152/2006 espressi come concentrazioni massime ammissibili per ciascun
inquinante presente nei fumi di combustione, a seconda del tipo di
motore e combustibile impiegato.
L’inquinante
previsto è il biogas (CH4 55%)”. E
così vengono minuziosamente elencate le emissioni in atmosfera
dell'impianto nel suo ciclo produttivo: emissioni provenienti da
biofiltro, dalla centrale di cogenerazione attraverso il camino di
emissione del gruppo di cogenerazione; emissioni da sfiati di
sicurezza delle valvole di sovrappressione dei digestori; emissioni
da traffico logistico nell’area esterna dovute a emissioni da tubi
di scarico dei mezzi di conferimento dei materiali funzionali
all’impianto di trattamento. In ultimo, la fonte
di inquinamento che potrebbe derivare dai liquidi prodotti dai
processi, ma anche da rumore ambientale (Gruppi per la produzione di
energia elettrica sussidiaria con motori )
Insomma,
una centrale che lavora 24 ore al giorno per 7 giorni alla settimana,
il cui impatto riguarda la S.S. 207 – Via Nettunense, e la strada
locale di accesso al complesso immobiliare ( Via delle Grotte), ma la
cui attività “non
può avere effetti sulla salute pubblica”
anche se nel documento di Sintesi viene sottolineato che “i
tipi di inquinamenti possibili potrebbero derivare dalle emissioni in
atmosfera”.
Dopo
questo inatteso 'regalo' post-natalizio alle nostre spalle, l'unica
cosa che ci resta da fare è iniziare a monitorare costantemente
l'eventuale autorizzazione provinciale che verrà rilasciata in modo
da poterci attivare per un serio ricorso legale contro l'ennesima
imposizione alla cittadinanza di 'bruciatori legalizzati' che stanno
ormai imperversando e spuntando come funghi.
(elena.taglieri@gmail.com)
VEDI LO STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE PER LA CENTRALE AD ARICCIA
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