domenica 18 dicembre 2016

Un libro per caso - Le aggravanti sentimentali, Antonio Pascale

di Francesca Senna
Logorroico, disarmante, irriverente, a tratti forse solo un po’ troppo compiaciuto, Antonio Pascale – autore protagonista del romanzo – filosofeggia sull’esistenza, sulla felicità (o sulla mancanza di essa), sul libero arbitrio, sull’amore, sulla morte, mentre la vita volente o nolente attorno continua a scorrere, modificando il senso del destino e delle storie di ognuno di noi.
Pascale descrive attraverso i suoi occhi una oziosa Roma estiva, nella quale colloca il suo personale e irrisolto dilemma esistenziale: dove risiede la felicità?

Senza dare troppa importanza alla trama, rinunciando quasi alla stessa forma del romanzo, ci presenta un testo fatto da racconti di vita vissuta degli attori, dai flash, dai sobbalzi, dagli scossoni che quasi vengono incontro al lettore proprio come i personaggi che si radunano attorno a lui. Vi troviamo un fiume di parole, dialoghi, quesiti, interrogativi che sgorga dalle menti dei personaggi stessi e si fa inevitabilmente e inesorabilmente alla fine trama, storia. Il tutto caratterizzato da una tensione verso quella felicità a cui ognuno di loro – e di noi – a proprio modo prova a dare un senso compiuto, con l’aggravante (sentimentale o no) di non riuscire quasi mai a trovarla.
Antonio Pascale tratteggia con ironia il nostro tempo. Attraverso episodi esilaranti e digressioni tanto puntuali quanto svagate, ci colloca nel centro esatto del racconto, di fianco al suo protagonista così nevrotico e contemporaneo, così sentimentale e forse tragico.


“…Roma. Un tramonto di fine luglio al Gianicolo. Sotto i platani, a pochi passi dalla statua di Garibaldi, c’è una panchina. Seduto su quella panchina ‒ il braccio disteso, l’aria pensierosa ‒ c’è un uomo. Le rughe intorno agli occhi rivelano che è sulla cinquantina. Riflette, oppure guarda solo distrattamente di fronte a sé. Moglie e figli sono partiti in vacanza e la sonnacchiosa e languida serata estiva lo fotografa semplicemente lì, intento nella tenue luce arancione a pensare alla felicità...”.

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