domenica 15 ottobre 2017

Un Libro per caso - Il barone rampante, di Italo Calvino

di Francesca Senna
Il romanzo scritto nel 1957 è il secondo capitolo della trilogia araldica I nostri antenati, insieme a Il visconte dimezzato (1952) e Il cavaliere inesistente (1959).
E’ ambientato in un paesino immaginario della riviera ligure, Ombrosa, dove Biagio, fratello minore del protagonista, narra la storia di un giovane barone, Cosimo Piovasco di Rondò, primogenito di una famiglia nobile decaduta. Il racconto prende spunto dalla vicenda di un futile litigio tra il giovane e suo padre, dopo il quale Cosimo salirà sugli alberi del giardino di casa per non scenderne mai più.
Con questa incredibile e affascinante "metafora" della fuga fra gli alberi, Calvino intende svelare come il venir meno alle regole e l'osservare il mondo dall'alto, sebbene comporti rinunce dolorose, voglia dire soprattutto affermare la propria vera personalità, senza lasciarsi condizionare dal mondo nel viaggio della propria vita.
Il protagonista vivrà in un rapporto verticale con il mondo ma la sua natura e i suoi bisogni rimarranno genuinamente umani e ancorati verso il basso, cambierà semplicemente il suo punto di osservazione, perché ai suoi occhi sarà permesso di vedere orizzonti preclusi agli altri.

Il racconto è scritto in terza persona, sebbene il narratore sia interno. Nel romanzo Biagio afferma di raccontare ciò che il fratello, da anziano, gli ha narrato. I suoi racconti però non sono del tutto veri e contengono diversi elementi fiabeschi aggiunti da Cosimo, il quale amava raccontare le sue avventure alla gente, sempre aggiungendo nuovi particolari di sua inventiva. Infatti Biagio, durante tutta la narrazione, fa diversi interventi per spiegare queste fantasie e discordanze.

Dopo il litigio, la vita di Cosimo si svolgerà sempre sugli alberi, prima nel giardino di famiglia e dopo nei boschi del circondario. La vita di Cosimo sarà piena di eventi, a partire dai ladri di frutta fino alle giornate trascorse a caccia o immerso nella lettura e non mancheranno fatti amorosi. La sua fama si diffonderà con rapidità: all'inizio come un fenomeno da baraccone tanto da creare nella sua famiglia vergogna, in seguito acquisterà valore per le grandi capacità, di organizzazione e sociali, che saprà dimostrare. Al termine della sua esistenza, Cosimo, ormai malato, verrà aiutato dall'intera comunità di Ombrosa che gli si stringerà intorno in un affettuoso abbraccio di solidarietà. Un giorno sorprendendo tutti si arrampica sulla cima di un albero altissimo e, approfittando di una mongolfiera di passaggio, vi si aggrappa; così, senza tradire il suo intento di non rimettere più piede sulla terra, scompare nel cielo, senza che nessuno lo veda morire.

Cosimo Piovasco di Rondò, il protagonista della storia, la cui reazione alla lite inziale con il genitore è esagerata, è testardo e irremovibile nelle sue decisioni e ha il coraggio di ribellarsi inizialmente ai suoi genitori e in seguito al mondo intero. Le sue virtù più forti sono la costanza e l'orgoglio. Un suo pregio è la capacità e la semplicità con cui riesce a aggregare le persone, a volte diverse tra loro, ma tutte con un unico scopo in comune. Cosimo tuttavia rimane un personaggio semplice, altruista, ottimista e simpatico ai suoi amici.
Viola, il cui vero nome sarebbe Violante è la figlia dei Marchesi d'Ondariva, vicini della famiglia di Cosimo; ha un carattere variabile: si comporta come una bambina in alcune occasioni e da persona matura, in altre. Sarà l'unico vero amore di Cosimo, fin dal primo giorno che la vedrà.
Biagio, il fratello minore di Cosimo, ha quattro anni meno di lui. È l'unico compagno di giochi di Cosimo; ha un carattere debole, tranquillo e sottomesso, è inoltre altruista e molto attaccato al fratello. Nel romanzo tuttavia ha sempre una posizione neutrale o irrilevante.
Arminio Piovasco di Rondò, il padre di Cosimo, barone d'Ombrosa, è un uomo distinto e schizzinoso. È preoccupato della successione del suo titolo e tiene molto alla sua immagine. Si vergogna oltre modo per gli atteggiamenti bizzarri e incivili del figlio e teme soprattutto per le conseguenze dinastiche che il fatto provocherà.
Generalessa Corradina, la madre di Cosimo, ha vissuto l'infanzia al seguito del padre che se la portava dietro quando andava in battaglia. È autoritaria e usa modi a volte bruschi, ma è premurosa e si prende cura, a distanza, del figlio, con amore materno.

Un libro senza età capace di sprigionare la sua forza a ogni rilettura; l'uso che Calvino è riuscito a fare dell'italiano ha dello straordinario: è elegante, forbito, classico e innovativo insieme, e nonostante ciò è anche fresco, potente, evocativo come un quadro astratto. Con Calvino si ha sempre la certezza di cominciare un capolavoro e la certezza di compiere un bel viaggio, che nelle sue ultime pagine ha addirittura il potere di far commuovere il lettore.

Una storia profonda e commovente che fa riflettere sul senso delle scelte e sull'importanza di credere in qualcosa che va aldilà del senso comune.

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