Dopo l’alluvione in terra ligure si riapre il dibattito sul
rischio idrogeologico nel Lazio. Il presidente Troncarelli: “Lavoriamo sulla
prevenzione, la politica faccia il suo dovere. La nuova stagione autunnale è
alle porte, le istituzioni ci chiamino. Noi siamo pronti”
In queste ore a Genova si
è tornati a rivivere dopo 3 anni il dramma di una nuova alluvione. Il bilancio
provvisorio parla di una persona morta, strade allagate e parte della città in
black out. Una tragedia evitabile, i cui echi sono arrivati anche nel Lazio,
riaprendo il dibattito sul dissesto idrogeologico nella nostra regione. Sono
ormai decenni che l’Ordine dei Geologi del Lazio tenta di sensibilizzare l’opinione
pubblica sulle emergenze derivanti da rischi geologici, che le istituzioni
preposte continuano ad affrontare in maniera assolutamente insufficiente e
dilettantesca: “Dopo tre anni siamo purtroppo nella stessa identica situazione
- spiega il presidente dei Geologi Lazio, Roberto Troncarelli, riferendosi
all’evento calamitoso che ha colpito il capoluogo ligure -. Poco è cambiato
nonostante le grandi promesse degli amministratori che, a Genova come in altre
province italiane, non hanno trovato alcun riscontro pratico. L’esondazione del
Bisagno, nella zona di Marassi, ovvero nella stessa area di tre anni fa, ha
riportato alla ribalta il problema di come a livello infrastrutturale si sia
operato in maniera insufficiente. Gli interventi previsti, ai quali sono stati
destinati circa 35 milioni di euro, non sono mai stati realizzati né
aggiudicati, per un problema di ricorsi alla gara di appalto; anche tale
situazione denota, se ancora ce ne fosse bisogno, l’inaffidabilità della
macchina pubblica, capace solo di generare ingessature e rallentamenti alle
procedure che, come in questo caso, non sono state indolori se hanno provocato
milioni di danni e la perdita dell’ennesima vita umana. Un mix micidiale di
burocrazia, incompetenza ed irresponsabilità, che non ha permesso di sciogliere
in tempi rapidi un contenzioso, il quale ha di fatto impedito la realizzazione
delle opere di (parziale) messa in sicurezza dell’area di Marassi-Brignole.. Un
paese civile - continua Troncarelli - si indignerebbe di fronte a questa
ennesima cronaca di un’alluvione annunciata e chiederebbe conto, in sede civile
e penale al responsabile, a chi rappresenta tale vergogna: ma un responsabile anche
questa volta non verrà individuato, nel ginepraio di mansioni e responsabilità
sovrapposte, duplicate e ripartite, tali che se tutti pagano nessuno paga. Ma
prima di spingersi ad individuare chi ha impedito la messa in sicurezza,
sarebbe stato già utile intervenire in fase di prevenzione, informando i
genovesi. Ma dalle prime notizie pare che neanche il preallertamento abbia
funzionato. Se almeno questo fosse stato rispettato, non staremmo adesso a
parlare di conta di danni o morti”.
Troncarelli, poi,
specifica: “Siamo alle prime avvisaglie della stagione autunnale. E se Genova è
la premessa, nulla ci vieta di pensare che un fenomeno analogo possa ripetersi
a Roma, nelle zone storicamente interessate dai siffatti eventi calamitosi,
visto il nulla di fatto in termini di interventi dall’ultimo episodio”. Tutti
ricordiamo gli eventi meteorici rilevanti degli scorsi mesi, che hanno
coinvolto la Capitale, con effetti particolarmente drammatici nella parte
settentrionale del territorio comunale (Labaro e Prima Porta) e in quella
sud-occidentale (Ostia e Infernetto), nonché nei limitrofi Comuni di Fiumicino
e Riano: “Purtroppo a seguito di queste tragedie - denuncia il presidente
dell’Ordine - si materializza il politico o amministratore di turno che,
sfruttando il terreno fertile lasciato dal riflusso emotivo e cavalcando la
produttiva onda della visibilità mediatica, si lancia dapprima in generici
j’accuse verso “chi c’era prima di noi” e poi in fantasiose rassicurazioni,
salvo poi constatare con amarezza che nulla viene fatto o ben poco viene stanziato
al fine di trovare soluzioni definitive. Sia per la realizzazione di opere di
mitigazione dei rischi geologici, che per la gestione delle emergenze. Si
guardino, ad esempio, i piani di protezione civile (di cui molti comuni sono
sprovvisti) e gli strumenti urbanistici di attuazione, che spesso si perdono in
meandri burocratici, procedure poco fluide e coordinamenti istituzionali
complicati”.
Eppure nella nostra
Regione 372 comuni, il 98% del totale, hanno almeno un'area a rischio di frana
o di esondazione, in cui è a repentaglio la vita umana e più di 350mila
cittadini vivono in aree potenzialmente a rischio idrogeologico: “Questi sono
dati che diffondiamo ormai da anni - rincara Troncarelli -. Nonostante ciò i geologi
presenti all’interno degli enti pubblici sono ancora troppo pochi e i liberi
professionisti scarsamente impegnati. Siamo stanchi di dover ribadire tutto
questo solo quando si verifica una situazione emergenziale, di essere i
protagonisti del giorno dopo. Come Ordine dei Geologi abbiamo messo
gratuitamente a disposizione la nostra professionalità per lavorare sulla
prevenzione e l’informazione del rischio idrogeologico. Siamo alle porte della
nuova stagione invernale, quella più delicata e pericolosa per la sicurezza del
territorio: evitiamo che anche a Roma e nel Lazio si verifichino tragedie come
quelle di Genova. Ci aspettiamo una telefonata dalle istituzioni, noi
risponderemo volentieri”.