domenica 10 dicembre 2017

Un libro per caso - Storie assassine di Bernard Quiriny

di Francesca Senna

Bernard Quiriny, (Bastogne, 1978) è considerato tra i maggiori autori contemporanei in lingua francese.
Per la sua vena fantastica alla Poe e il suo talento borgesiano per le invenzioni metaletterarie è stato paragonato a Calvino (del quale ci ricorda soprattutto un certo viaggiatore in una notte d’inverno), Bolaño, Jarry e Vila-Matas. Collabora come critico con alcune delle più importanti riviste francesi. Vincitore di numerosi premi di carattere internazionale che riconoscono nei suoi testi quella vena da “riso a denti stretti”, che proprio nel suo paese ha trovato le realizzazioni più valide: un senso dell’assurdo venato di umorismo nerissimo, surrealismo naturale che orchestra piccole storie fatte di imprevedibilità e spiazzamento.

Storie Assassine è un piccolo ma lucente gioiello del surreale, un insieme di racconti raffinati e vagamente macabri, caratterizzati da una scrittura elegante ed efficace. Ciò che contraddistingue questo narratore è senza dubbio la sua facilità di creare tanti racconti diversi, riuscendo al contempo a raggrupparne alcuni in cicli e a creare dunque una connessione narrativa; il suo spiccato senso dell’humour, talvolta nero, che strizza l’occhio ai grandi temi della vita tra cui in particolar modo la morte e il sesso. Il libro si presenta come un “contenitore”, una raccolta di ventuno racconti in cui i protagonisti sono oggetti parlanti o pazienti con strane patologie, scheletri che scrivono diari di bordo in alto mare o antropologi intenti a studiare usi e costumi di popoli lontani alquanto bizzarri, ma anche luminari, critici e scrittori che si punzecchiano a colpi di antipatiche rettifiche sulle pagine dei giornali.
La riflessione di Quiriny prende laa forma di paradosso abbracciando il mondo del surreale, dell’assurdo, il carattere fantastico o gli elementi macabri di alcuni passaggi; le sue doti migliori sono senza dubbio la fantasia e la chiarezza nella scrittura ma anche la capacità di intrattenere il lettore accrescendo di volta in volta curiosità e inquietudine.
Una geniale ironia anima le pagine di quello che è stato definito un compendio di invenzioni metaletterarie; un trattato di assurdologia dove troviamo di tutto: cose che prendono la parola, personaggi che quando fanno l’amore diventano blu, e dunque inderogabilmente individuabili; critici che si fanno un punto d'onore di ammazzare i loro scrittori; un viaggiatore per nave il cui corpo si fa via via sempre più molle a mano a mano che il suo io lo lascia spostandosi fuori di lui; sconcertanti diari di bordo; rigorose relazioni antropologiche su tribù lontane il cui rito iniziatico consiste nel cavarsi gli occhi; popoli che passano la vita a scavare buchi; carcerieri ossessionati, bevitori incalliti, casi clinici; un tale che ingravida realmente le donne accoppiandosi con loro in sogno, ecc….

Molto interessante è il ciclo di “I pazienti del dottor Hampstadt”, in cui è particolarmente chiaro l’intento dell’autore di rovesciare la norme che regolano la realtà distorcendo la concezione di spazio e tempo; ecco dunque la donna che perdendo il senso dell’orientamento e della distanza impara a camminare all’indietro o l’uomo incapace di distinguere i minuti dalle ore, vivendo così un’esistenza in cui gran parte delle azioni quotidiane diventano una sfida.
Sebbene i cicli rappresentino i racconti più interessanti, ce ne sono altri autoconclusivi altrettanto efficaci: è proprio in questi racconti slegati tra loro che l’autore crea le situazioni più improbabili affidando la storia a personaggi ambigui e dalla personalità instabile, che stanno lì a prendersi gioco sottilmente delle ossessioni e delle paure umane.

La scelta dei racconti può essere un’arma a doppio taglio però: se da una parte permettono di spaziare dall’altra rischiano di lasciare un senso di incompletezza o risultare banali; il racconto si risolve in un paio di righe scontate in cui manca una vera e propria narrazione e un guizzo geniale, limitandosi a fornire il resoconto in maniera piuttosto banale del pensiero di oggetti che usiamo quotidianamente.

Nel complesso comunque la raccolta funziona grazie alla sua leggerezza. Non è una lettura che vuole sollecitare riflessioni profonde o insegnare qualcosa a tutti i costi, piuttosto ci invita a inclinare la testa ogni tanto e offrire agli occhi un altro punto di vista.

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