Secondo
un sondaggio pubblicato il mese scorso emerge che solo il 22% degli italiani è
«ben informato» sul referendum del 17 aprile sull’estrazione del petrolio, il
40% ne ha solo sentito parlare «vagamente» e il 38% non ne è a conoscenza. Tra
coloro che intendono recarsi ai seggi il 78% dice di essere intenzionato a
votare favorevolmente e il 22% ad esprimere voto contrario.
Con
l’evidente intento di mettere i bastoni fra le ruote si è voluto mantenere i
cittadini il più possibile lontani dall’essere informati su questa prossima
consultazione elettorale. È stato poi deciso di votare separatamente dalle
prossime elezioni amministrative con il mal celato scopo da parte del Governo
di non far raggiungere il quorum richiesto per rendere valida la consultazione.
Questa votazione referendaria fatta separatamente costerà ai cittadini italiani
diverse centinaia di milioni di euro.
Intanto
sono state comunicate a l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, AGCOM, le posizioni
ufficiali dei partiti e dei vari movimenti in relazione al quesito referendario
e la pozione Ufficiale del maggior partito di governo è ora nero su bianco,
ASTENSIONE.
Ma
facciamo un po’ di chiarezza sul referendum.
Il
testo del quesito che ci sarà sottoposto è il seguente:
“Volete
voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo
3 aprile 2006, n. 152, Norme in materia ambientale, come sostituito dal comma
239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 ‘Disposizioni per la
formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità
2016)‘, limitatamente alle seguenti parole: ‘per la durata di vita utile del
giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia
ambientale‘?”
Si
chiede quindi ai cittadini di cancellare l’articolo del codice dell’ambiente
che permette le trivellazioni fino a quando il giacimento è in vita. Inoltre il
quesito riguarda solo le operazioni già in atto entro le 12 miglia marine dalla
costa, non quelle sulla terraferma oppure in mare a una distanza superiore.
Da
un punto ambientale, se vinceranno i SI, oggettivamente diminuiranno i rischi di
inquinamento e perdite di petrolio in un mare che è chiuso, il Mediterraneo,
nel quale eventuali danni sarebbero più che catastrofici ma è vero che le
trivelle oltre le 12 miglia continueranno ad esistere e lavorare lo stesso. Ciò che non è affatto vero è che un’eventuale
vittoria del SI farebbe perdere migliaia di posti di lavoro: le riserve di gas
e petrolio italiane di quei pozzi cui non verrebbe rinnovata la concessione, sono
esigue, coprirebbero pochi anni di consumo interno e quindi è inesatto che
abbiano una rilevanza sull'economia e sui posti di lavoro. Con le rinnovabili
se ne fanno molti di più!
Il
punto è che votare SI darà un segnale inequivocabile (ciò che lobby del
petrolio non vogliono) al nostro Governo affinché imbocchi senza indugi la
strada delle rinnovabili, cosa che promise di fare alla COP21 di Parigi. Quindi
questo referendum è importantissimo anche perché darà un chiaro indirizzo di
azione politica al Governo Italiano, ed è proprio per questo che fino ad ora
hanno cercato il più possibile di “tenerlo nascosto” e di non parlarne: hanno
paura di una vittoria del “Si”.
Ad
Ariccia mentre personaggi facenti capo al partito dell’astensione al
referendum, il Pd, ancora doloranti per la perdita della poltrona, si stanno
consumando nella solita e becera propaganda elettorale in vista delle imminenti
amministrative, altri hanno preso una posizione inequivocabile sul prossimo
requisito referendario, incontrando e fornendo informazioni precise ai
cittadini, invitandoli a votare un chiaro e semplice “SI”. Sto parlando del M5S
e delle liste civiche che fanno capo al Roberto Di Felice cha da oggi, con
tutti i mezzi a loro disposizione, presenti sul territorio, nei mercai sulle
piazze, quelle reali e sul web, incontreranno le persone, e spiegheranno
l’importanza del referendum per la tutela dell’ambiente.
F.A.