sabato 2 luglio 2016

Castelli Romani - Quali precauzioni dopo la nube di fumo del 30 giugno? Abbiamo parlato con Aldo Garofolo, chimico del No Inc.


Il sindaco di Ariccia Roberto Di Felice ha chiesto che l’ARPA, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, si attivi anche per verificare la qualità delle colture agricole (in particolar modo nei luoghi più vicini a Roncigliano) che sono state sottoposte alla ricaduta a terra delle particelle scaturite dall’imponente incendio sprigionatosi da un capannone della discarica di Roncigliano. (Vedi QUI)


Aldo Garofolo
In attesa de risposte dell’Agenzia regionale abbiamo contattato l’amico, chimico ed esperto di questioni relative allo smaltimento di rifiuti Aldo Garofolo per avere un parere da lui su eventuali rischi dovuti alla nube di fumo che si è estesa sul territorio dei Castelli e non solo e come comportarsi con gli ortaggi, la frutta e la verdura che potrebbero essere stati interessati dalla ricaduta a terra dei derivati della combustione.
Ovviamente non c’è da fare nessun tipo di allarmismo, ma stare attenti e prendere qualche piccola precauzione, tipo lavare molto bene, anche con un po di bicarbonato, insalata, frutta e verdura,  come suggerisce il chimico Aldo Garofolo, sarebbe opportuno.

In seguito alla gigantesca colonna di fumo che si è elevata su gran parte dei Castelli Romani, in attesa delle risposte dell’ARPA, tu che sei un esperto del settore e che da anni supporti il No Inc. anche come chimico con grande professionalità, ritieni che per i prossimi giorni continuino a persistere pericoli per le persone in relazione all’aria che si respira, in particolare nei pressi della discarica di Roncigliano?

E’difficile esprimere una valutazione precisa sulla persistenza nell’aria e ricaduta degli inquinanti che certamente si è verificata e continuerà per qualche giorno fino a spegnimento completo. Al momento i primi dati diffusi da Arpa Lazio l’1 luglio dalle centraline di Ciampino e zone in direzione nord (mancano quelle a sud) non segnalano contaminazioni (almeno per benzene, toluene e monossido di carbonio. Un’idea più accurata e circostanziata l’avremo appena saranno accertati i risultati della centralina posizionata in loco dall’Arpa Lazio sulla scuola elementare di via Pantanelle leggermente a monte della discarica che sarà in grado di monitorare le diossine e appena noti i quantitativi di rifiuti indifferenziati stoccati il 30 giugno nel TMB e in attesa di trattamento e separazione e il quantitativo di balle di combustibile da rifiuti (CDR) accatastato in attesa di avviamento alla combustione a Colleferro e S. Vittore. Per ora possiamo fare una stima approssimata: L’attuale conferimento di rifiuti dagli 11 Comuni è di circa 400 tonnellate/giorno. Secondo quanto dichiarato da Pontina Ambiente possiamo quindi ipotizzare un accumulo in balle di 50 a 100 tonnellate al giorno di CDR (carta, plastica e frazioni combustibili) e almeno 400-600 tonnellate di rifiuti indifferenziati in attesa di lavorazione.
L’incendio a quanto pare ha interessato anche le balle di CDR e quindi potremmo avere a che fare con circa 500-700 tonnellate di rifiuti totali andati in fumo.
E’ evidente, non lo dico io ma esperti autorevoli, che in queste condizioni si sono formate moltissime molecole inquinanti e nocive, parte delle quali poco o nulla biodegradabili tra cui le diossine e i furani. Nell’organismo che le ha inalate permangono per lunghissimo tempo e, in funzione della concentrazione degli elementi tossici, potrebbero iniziare a comportarsi da “interferenti endocrini”, mettono cioè in crisi i meccanismi di alcune ghiandole con possibili conseguenze sulla salute anche nel lungo periodo.
Le condizioni meteo della sera del 30 e del giorno dopo sono state quelle tipiche dell’alta pressione estiva con scarsa ventosità e poca diluizione degli inquinanti. Almeno per un certo periodo i fumi si sono diretti verso sud con coinvolgimento dei Comuni posizionati in quella direzione. Purtroppo l’Arpa non ci ha fornito dati su quella zona, Aprilia in particolare.
Senza voler creare allarmismi nondimeno il problema c’è ed è serio, andranno perciò controllati e monitorati, oltre che le persone, i terreni e i prodotti agricoli specie quelli la cui maturazione è ancora lontana, tipo uva e olive.

Per quanto riguarda la ricaduta al suolo dei derivati della combustione che impatto possono aver avuto questi sui prodotti agricoli delle nostre zone e che consigli potresti dare ai cittadini, specie a quelli che hanno un orto.

Per i prodotti già pronti al consumo e che possono essere abbondantemente lavati tipo insalata e pomodori credo che si possa rimediare. Per quelli ortivi non ancora pronti si può effettuare in campo un lavaggio a fondo con acqua nebulizzata ma è impossibile avere certezze di aver rimosso o impedito del tutto l’assorbimento dei contaminanti. Per gli arborei i cui frutti sono ancora acerbi non mi azzardo a fornire indicazioni perché conseguenze ci potrebbero essere nel tempo.

Quello di ieri è stato un evento terribile e di grande portata ma concentrato in poche ore. Un inceneritore, nonostante i filtri più moderni, comunque rilascerebbe nell’aria, giorno dopo giorno, una gran quantità nano-particelle tossiche. È corretto dire che un inceneritore in funzione ogni giorno per mesi e mesi alla lunga sarebbe più dannoso dell’incendio di ieri?

Prendendo per buona la dose massima consigliata o tollerata dall’OMS (Organizzazione Mondiale di Sanità) di 700 picogrammi di diossina al giorno (calcolata per una persona di corporatura media di 70 chili), nel caso dell’inceneritore di Cerroni avevamo calcolato una quantità annuale minima di diossina prodotta dall’impianto, di 75 milligrammi/anno ovvero di 75 miliardi di picogrammi/anno. Quindi una quantità notevole anche se in termini di peso ridotta.
La contaminazione da inceneritori è subdola perché si diffonde senza sosta durante tutto l’anno e per questo abbiamo combattuto in ogni modo la costruzione del mostro di Roncigliano. E’ evidente che le conseguenze a lungo termine di un inceneritore sono peggiori. Ciò nondimeno l’incendio del 30 è stato devastante e credo che avrà effetti negativi su coloro (personale interno compreso) che hanno la sventura di risiedere o che si sono trovati nelle zone limitrofe. La mattina del primo luglio davanti ai cancelli della discarica e con il fumo che ancora si levava in alto abbiamo già raccolto la testimonianza di alcuni cittadini che hanno fatto ricorso al pronto soccorso di Albano per disturbi alla pelle e alle vie respiratorie. 

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