Di Francesca Senna
Il Cappotto racconta, per mezzo di un linguaggio molto vivace, la vicenda
umana di Akakij A., impiegato di basso rango, che dai suoi colleghi non riceve
alcuna forma di considerazione e rispetto anzi è pesantemente preso in giro per
la sua passione maniacale per il lavoro.
Il protagonista si trova in difficoltà nel momento in cui è costretto a
comprarsi un nuovo cappotto, poiché il suo è talmente logoro e leggero da
essere inutilizzabile tanto da essere definito “una vestaglia”.
Un nuovo acquisto dello stesso rappresenta – dopo varie vicissitudini -
motivo di gioia e vanto per il protagonista, qualcosa per cui vale la pena
impegnarsi con sacrifici vari e che gli dà ragione di vivere oltre il lavoro
quotidiano.
Gli eventi mettono in luce un personaggio allo stesso tempo comico e
grottesco anche se poi a ben vedere la comicità è solo apparente: il
personaggio è in realtà l’emblema della tragicità: tragicità che raggiunge la
sua apoteosi nel finale surreale del racconto.
L'opera risente del clima letterario che caratterizza la Russia di inizio
secolo (XIX), in cui si era imposta una tradizione sviluppata intorno a due
temi fondamentali: quello morale del «pover'uomo» dal destino offeso, umiliato;
e quello satirico-didascalico del funzionario (impiegato) del tutto privo di
importanza, senza valore.
Intento principale nel testo, non è la denuncia sociale, ma la descrizione
di una situazione esistenziale tragica, che, attraverso la figura del
protagonista, tematizza il disagio e il male del vivere umano. Personaggi che
conducono esistenze inautentiche e povere, qualora privati dei lustrini e degli
oggetti che possiedono o dei gradi che ricoprono, per i quali, qualsiasi
imprevisto più o meno drammatico, si rivela pericolosamente destabilizzante. Ma
non sono gli uomini cattivi, è l'ambiente e il ruolo sociale da essi ricoperto,
il rapporto di gerarchia e di potere, che li rende tali.
La “debolezza” di Akakij A e la crudeltà degli altri servono a
rappresentare una struttura sociale che è propria di ogni società, nella misura
in cui una struttura sociale è anche una struttura di potere e lì dove il principio
del «dominio» e del «potere» prevale sulla speranza o sulla fratellanza.