giovedì 10 dicembre 2020

Leggere a caso - Articolo già pubblicato su vedoleggoscrico.com

 

Leggere a caso

libri scaffale

Ho sempre vissuto circondato da libri di ogni tipo: dai grandi classici della letteratura ai romanzi moderni, dai gialli ai testi di matematica, dai libri di ricette ai manuali di antropologia, dalla storia della musica a quella del pensiero.

Capitava, e capita ancora, che mi soffermi di fronte ad uno scaffale, estragga un volume, solo incuriosito dalle parole del titolo sul dorso, o da un’immagine o un colore, e inizi a sfogliarlo. La maggior parte delle volte il libro torna presto al suo posto, magari per essere ripreso dopo mesi o anni. Alle volte rimane fra le mie mani e, in stato ipnotico, mi sposto dalla libreria e mi dirigo alla scrivania o in poltrona. Qualcosa sembra avermi catturato anche se non è detto che la magia duri. Certe volte, invece, si accende una vera scintilla, un colpo di fulmine, e quel libro diventerà parte di me, per sempre.

Per carità, non è che capiti sempre così, anzi, il più delle volte scelgo di leggere un libro perché è di un autore che conosco o perché mi ha incuriosito una recensione o un articolo su una rivista, magari per le impressioni lette su un gruppo Facebook, o perché qualcuno ne ha parlato alla radio. Certe volte mi affido al consiglio di un amico. È importante avere buoni amici lettori. Però leggere un libro di cui non si sapeva praticamente nulla, nascosto fra centinaia di altri libri, nella propria biblioteca o anche in libreria, è un’emozione particolare: come trovare una pepita d’oro.

In questo modo ho incontrato, specie da adolescente, autori grandissimi come Hesse, Miller, Simenon, Stout, Doyle, Pirsing, Haley, Moravia e tanti tanti altri. Scrittori diversissimi tra loro che hanno lascito la propria impronta nella mia anima e hanno contribuito ad a farmi essere ciò che sono, se è vero che siamo la somma delle nostre esperienze, e la lettura è un’esperienza decisamente forte e costruttiva.

Anni fa, in una cabina telefonica, gli smartphone ancora non esistevano, trovai, poggiato sopra il telefono, un libro e una bella matita a mine. Il libro era Il Deserto dei Tartari di Dino Buzzati. Un capolavoro che non conoscevo e che lessi immediatamente, quasi a voler adempiere ad un destino. Una lettura a casuale, certo, e sarò sempre grato al distratto sconosciuto che dimenticò il libro e la bella matita, forse distratto da qualche notizia, spero bella, ricevuta dall’altra parte del filo.

Quindi si, alle volte le mie letture sono state dettate dal caso, o almeno indirizzate da esso, e di ciò sono contento perché la mia natura un po’ fatalista mi fa guardare con occhio benevolo a ciò che accade. Sono tanti gli autori che oggi apprezzo e che avrei potuto non scoprire mai se non mi fossi lasciato influenzare dalla sorte.

Fabio Ascani

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