“Biogas
o bioprofitto” è quasi un piccolo saggio su una questione
importante che sta interessando il nostro territorio: il proliferare
di impianti di produzione di energia da biomasse. Quanto queste
centrali sono “pulite”, quanto sono “utili o dannose”, quanto
“pericolose”? Leggendo ciò che segue possiamo provare a farci
un'idea della questione.
Emiliano Bombardieri è da anni impegnato nella difesa dell'ambiente ed in particolare nella lotta contro l'inceneritore di Albano, partecipando attivamente nel Coordinamento contro l'inceneritore.
Di Emiliano Bombardieri
(Parte I)
Non solo
inceneritori, “l’avanguardia del profitto” in Italia sembra
avere recentemente allargato i propri interessi anche verso le
energie rinnovabili, con particolare interesse a tutti quei sistemi
di combustione di ritrovati organici, per
produzione
di energia elettrica Gli impianti in questione
sono in continua proliferazione nei Castelli Romani e non solo. Da
Velletri a Pomezia, se ne prevedono tre: Casa Lazzaria a Velletri,
Ariccia località Via delle Grotte/Nettunense e Pomezia, località
Torre Maggiore.
Da non
dimenticare che, all’interno della discarica di Roncigliano
di Albano laziale, giunta nel 2012 ad avere ben 8 invasi, e sede
prevista per la realizzazione dell’Inceneritore dei Castelli
Romani, esiste già una centrale da 2 Mw circa, di proprietà della
Marcopolo Engineering S.p.A,
la stessa società che ha in procinto la realizzazione di un impianto
a Guidonia. (sportello
energia provincia di Roma).
Ma come
funzionano questi impianti? Per legge e come da progetto, (sono
scaricabili online sportello energia provincia e regione) sono dei
“semplici sistemi” a digestione anaerobica, con annessi
cogeneratori per la produzione di energia elettrica derivante dalla
combustione del gas prodotto dalla fermentazione del FORSU
(Frazione
Organica
del Rifiuto
Solido
Urbano).
Le tabelle di questi impianti per FORSU,
intendono un insieme di più tipologie d’organico: quello derivante
da una raccolta differenziata, ma anche l’organico derivante dai
TMB
(Trattamento
Meccanico
Biologico)
e come da Catalogo Europeo dei rifiuti, ceneri derivanti da
combustioni, fanghi di depurazione e scarti di tessuti animali.
Durante la biodigestione si ha la fermentazione del FORSU che da
origine a quel gas, impuro, data la scarsa percentuale di metano
contenuta, che viene bruciato dalla centrale per produrre energia
elettrica. E poi? Secondo i progetti, e non solo, il prodotto uscente
da quelle camere risulta essere un ottimo ammendante per
l’agricoltura, integrandolo a sfalci di natura arborea. Siamo
sicuri? Il prodotto uscente, la normativa vigente, lo definisce FOS,
ovvero (Frazione
Organica
Stabile).
Due sentenze (Sentenza 5566/2012 del
Consiglio di Stato, sentenza Tar Toscana 917/2011)
lo definiscono già rifiuto speciale, ovvero non compost, ma
materiale da conferire in discariche speciali, data la nocività, a
prezzi per Tonnellata doppi rispetto allo sversamento del RSU
(Rifiuti
Solidi
Urbani)
il tutto chiaramente a carico dei cittadini. All’uscita delle
camere di digestione, data la precedente descrizione del materiale
descritto in ingresso, considerando l’aggiunta nel processo
anaerobico di additivi chimici per
modificarne il colore e
flocculanti, e dato l’alto contenuto di
Clostridium botulinicum,
(botulino) definirlo Compost è una fesseria. Di buono c’è solo
l’interesse del privato a fare profitto, a danno della salute, del
territorio e delle tasche dei cittadini. Gli incentivi che questi
impianti ricevono sono 0,28 cent. Kwatt/h
prodotti, ovvero milioni di € l’anno; per questo date le ultime
“operazioni legislative” firmate CLINI,
e i certificati verdi rilasciati dal GSE
(Gestore
del Servizio
Elettrico),
con i centesimi di cui sopra, si è scatenato un vero corri corri
verso questi impianti. In tutta la provincia
di Roma ne sono previsti tra i 100 e 150,
tutti di piccola taglia, non superiori ai 3 MW di potenza.
Il GSE, nel
primo semestre 2012 (vedere sito internet) ha erogato oltre 120.000
€ giornaliere
per questi impianti. Sono compresi anche gli incentivi per la futura
centrale ad Olicombustibili da
0,3 Mw, autorizzata a Cancelliera anche dal Comune di Albano
laziale . Trattasi di soldi pubblici,
prelevati tramite bollette a noi cittadini. Nessun grande impianti,
ma piccoli impianti, piccole centraline della morte, che vanno
fermata il prima possibile.
(Parte II)
Numeri alla
mano il primo dubbio sorge leggendo la capacità dei 3 impianti
previsti ai Castelli Romani: Velletri e
Ariccia 33.000T annue ciascuno, Pomezia
circa 60.000 T. per un totale circa di 126.000 T. Ricordando quanto
detto nella prima parte su che cos'è il FORSU trattabile nei
suddetti impianti, la capacità di trattamento degli impianti in
questione supera di gran lunga l’eventuale disposizione di FORSU
del bacino in questione. Sommando (ISTAT 2011)
gli abitanti del bacino interessato, ovvero Albano, Ariccia, Genzano,
Castel Gandolfo, Lanuvio, Nemi, si arriva a 105.000 abitanti con
Roccia di Papa, Ciampino, Velletri, Ardea e Pomezia si arriva a
215.000 abitanti totali. Con una produzione procapite di 540 Kg di
rifiuti ( dati ISPRA) si hanno circa 115/120 mila Ton. annue di
rifiuti prodotti, di cui il 35% organico, ovvero circa 41.000
Tonnellate di Organico disponibile, e non le oltre 100.000 tonnellate
necessarie a far lavorare gli impianti sopra citati. Ci
domandiamo allora: da dove arriverà la quota restante di
trattamento? Chi la controllerà? Cosa conterrà? L’ennesima prova
di sperpero di denaro pubblico e di devastazione del territorio
crediamo sia abbastanza tangibile.
Andando
oltre i confini del bacino in questione, il proliferare di queste
centrali è ormai fuori controllo, solo su Aprilia (72.000 abitanti)
si parla di 5 centrali di questo tipo per Aprilia, per non parlare di
tutta la provincia di ROMA… Le criticità di questi impianti sono
molteplici. Gli “anaerobici a recupero energetico” il gas,
derivante appunto da una fermentazione anaerobica (“principio
dell’intestino umano”), è un metano impuro (solo il 50% è
metano). Per un impianto da 1MW
(considerando un lavoro a pieno regime dell’impianto di 8000 ore
annue) si hanno circa 30 milioni di mc fumi
prodotti all’anno, che equivalgono a tonnellate di gas nocivi
prodotti, tra cui anche l’azoto ammoniacale.
Oltre a
metano e anidride carbonica si ha la produzione di ossido
di carbonio, ossidi di
azoto (NOx), e poi idrogeno
solforato e idrocarburi clorurati. Gli
idrocarburi contenenti cloro bruciando possono trasformarsi in
diossine la cui
tossicità si manifesta a concentrazioni piccolissime.
I filtri,
non risolvono se non in minima parte il problema delle nano-polveri,
ricche di COT
(Carbonio
Organico
Totale)
Per una
centrale da 1 Megawatt, si ha la produzione giornaliera di circa 35
kg di ossidi di azoto, precursori delle
polveri sottili, che corrisponde ai fumi prodotti da 10.000
automobili che in un giorno percorrono una distanza di 20 km.
Siamo sicuri
allora che la strada da percorrere sia questa? Oppure è meglio
considerare, come avveniva fino ai primi anni 2000 il compostaggio
aerobico? Tale inversione di tendenza è forse avvenuta da quando,
anno 2009, le centrali a biogas hanno iniziato a godere degli
incentivi statali? Quale futuro ci attende?
Consideriamo
l’aerobico l’unico processo percorribile, adottando
immediatamente su tutti i Castelli Romani, una raccolta differenziata
porta a porta spinta, con un organico controllato; l’impiego di un
compostaggio domestico in quota parte, per il resto provvedere con
compostiere aerobiche capaci di trattare fino a 700T cadauna
contenitore (cilindro meccanico), modello svedese. Paesi come Albano,
Ariccia, necessiterebbero dalle 5 alle 10 compostiere come sopra
descritte, con compost di qualità pronto ad essere
utilizzato in agricoltura, cementificazione permettendo!
(Parte III)
Ogni
forma di combustione è dannosa per la salute umana. L’inutilità e
la dannosità, , delle centrali a biogas, a biomasse e relativi
biodigestori, è dimostrabile sotto molti aspetti
Chimico.
L’azoto organico, a seguito della
digestione anaerobica, ovvero quel processo da cui poi deriva il gas
da bruciare per la produzione di energia, si trasforma per metà
quasi in azoto ammoniacale,
altamente dannoso, se non pericoloso nel momento in cui penetra nel
terreno e in falda. Nei classici processi aerobici invece, (come
madre natura vuole), l’azoto permane organico ed inoltre non c’è
produzione di CO2, ma
al contrario, il carbonio viene trasformato in molecole complesse non
volatili utili per le piante stesse. La stessa digestione anaerobica
produce percolato (codice CER 19.06.05)
ricco di azoto ammoniacale
(40% del totale). Una parte, nel leggere i progetti (BIOVIS,
centrale di Ariccia) verrà riciclata nella
messa in digestione (umidificante del processo) ma un’altra parte
verrà accumulata, poi depurata e infine immessa nelle acque
superficiali. Il processo per “osmosi” utilizzato nella
depurazione del percolato produce un 25-30% di “ritenuto” di
scarto, prodotto altamente inquinante, anch’esso rifiuto speciale,
inesistente nel compostaggio aerobico.
Dire
quindi che il FOS,
ovvero l’organico risultante dalla fermentazione anaerobica, sia
utile per l’agricoltura, è falso, e per i motivi spiegati nella
prima parte, e perché essendosi impoverito di azoto e di sostanza
organica, nel tempo, produce perdita di fertilità del terreno se
utilizzato come compost (danni irreversibili)
Oltre alla
dannosità anche la pericolosità. Gli impianti in questione sono
degli accumulatori di gas, pertanto sottoposti ad un controllo
preventivo (D.M 22/7/2007). I casi di esplosione sono stati numerosi
tra le 7000 centrali in Germania, (elenco
incidenti) ed anche in Italia vedi
l’impianto da 0.6Mw a Gozzolina
(Mantova) non è di certo da sottovalutare un pericolo immediato per
le popolazioni limitrofe all’impianto.
Aspetto
energetico. Secondo i dati 2009, in Italia la
potenza installata è di 101.500 MW con
punte di richiesta massime che non superano le 60.000
Mw. Perché allora installare centrali di
quel tipo (compresi Inceneritori e gassificatori), dannose, mentre si
dovrebbero ridurre subito le fonti d’inquinamento già presenti a
cominciare dai poli energetici come quello costituito dalle centrali
di Civitavecchia e Montalto di Castro
che da oltre 50 anni immette in aria tonnellate di gas e polveri
nocivi con danni gravi e fin mortali per la salute delle persone come
evidenziato anche da studi epidemiologici. I Piani energetici,
regionali e nazionale, sono di “età arcaica”: quello della
Regione Lazio risale a
più di 10 anni fa (febbraio 2001).
E’
strutturale, per una “decrescita sostenibile”, adottare un piano
che miri, in maniera totalmente contraria, a rendere i cittadini
autonomi nell’approvvigionamento energetico (eolico e solare),
abolendo il concetto di combustione. Che non si incoraggino impianti
a biogas o biomassa, così come attualmente previsti, superiori o
inferiori ai 3 mega-watt.
Il
trattamento aerobico dell’organico è l'unica strada per produrre
compost utile all’ambiente.
E. Bombardieri