di Francesca Senna
Tra il 1839 e il 1840, Alexandre Dumas, decise di
lanciarsi, da grande sperimentatore qual era, in un genere letterario ancora
nuovo, ma destinato a riscuotere un grande successo, quello del
romanzo-inchiesta su crimini efferati e storicamente celebri. Il primo volume
dei Crimes célèbres (Crimini celebri) fu dedicato ai Borgia e ai loro veleni,
il successo fu tale che ben presto Dumas si trovò a sfornare un libro dopo
l'altro: uno di questi fu proprio “La marquise de Brinvilliers” , o
“L'avvelenatrice”, dedicato a Marie-Madeleine d'Aubray, marchesa di
Brinvilliers, serial-killer francese del XVII secolo, la donna il cui processo
fu solo uno dei più noti del clamoroso “Affare dei veleni”, in cui risultarono
coinvolti molti notabili di Francia, inclini a risolvere i problemi esattamente
al modo dei Borgia, con una buona dose di pozioni fatali.
Marie-Madaleine d'Aubray -L'avvelenatrice può essere
considerata l'antesignana della celebre Milady, la terribile nemica dei
moschettieri, con una grande passione per il veleno. La bella e affascinante
marchesa tentò di avvelenare, il padre, i fratelli, la sorella, una cameriera
e, secondo Dumas, anche diversi sconosciuti, che furono semplici cavie dei suoi
mortali rimedi, il tutto allo scopo di ottenere una eredità più cospicua e la
libertà di vivere separata dal marito, in compagnia del suo demoniaco amante.
Dumas non si accontenta certo di presentare ai suoi
lettori una storia morbosa, piena di dettagli truculenti e nemmeno di
descrivere la contessa di Brinvilliers come una donna odiosa e repellente; ha
tutta l'intenzione di farci amare la sua perfida marchesa, di farcela apparire
crudele e senza coscienza in un primo momento, al limite stesso della follia,
per poi farcela piangere e compatire nel momento della sua condanna, che
coincide anche con un assoluto e contrito pentimento.
La parte più rilevante de “L'avvelenatrice” è infatti
dedicata alla difficile conversione della fatale marchesa. Alla fine del
romanzo si è così partecipi del dolore di questa donna, che fino a qualche
pagina prima progettava addirittura di uccidere i suoi carcerieri.
La lingua obsoleta potrebbe in un primo momento
frenare ma, Dumas è sempre scorrevole e una volta addentrati nel racconto la
prosa risulterà naturale.