martedì 9 agosto 2016

Un libro per caso - Una Vacanza Romana e Altri Scritti - di Henry James

di Fabio Ascani

Roma, che secondo un suo capriccio, soprattutto a chi ci arriva per la prima volta, può sembrare un luogo dall’atmosfera quasi sinistra, ha occasionalmente la capacità, man mano che la si conosce meglio, di spazzare via ogni inquietudine…”

Esiste un genere letterario che ebbe particolare fortuna, specie in passato ma che anche oggi continua a godere di un discreto successo, si tratta dei diari di viaggio di grandi scrittori, poeti e intellettuali, prevalentemente tedeschi, inglesi e americani, che venivano nel nostro Paese attratti dalla sua antica storia, dalle tradizioni, dall’infinito incontro con le meraviglie artistiche e paesaggistiche che il Belpaese offre.

Il libro da cui è tratta la citazione in incipit è intitolato “Una Vacanza Romana e altri scritti”, di Henry James, una riduzione piacevole e scorrevole del più copioso volume “Ore Italiane”, un taccuino di viaggio pubblicato nel 1909 in cui sono i suoi scritti sull’Italia attraverso un arco di tempo di circa 40 anni.

L’autore è un americano nato a New York e vissuto fra fine ‘800 e primi del ‘900 tra il nuovo continente e il vecchio mondo. Scrittore di romanzi, veri best-seller, e giornalista, scrisse numerosi racconti e alcuni libri di travel literature.

In queste pagine su Roma e i suoi dintorni, si parla molto anche dei Castelli Romani, di Albano, Genzano, Nemi e di Ariccia in particolar modo. Romano trapiantato sull’Appia nei luoghi di Diana, non potevo non rimanere incuriositi da questo elegante volumetto.

Henry James si pone sul piedistallo e inizia a descrivere luoghi e paesaggi in un linguaggio arrogante ma al contempo elegante e pittorico. Il periodo in cui visita Ariccia è bel chiaro da questa descrizione: “L’escursione di cui parlo ha avuto luogo appena fuori il borgo (quello di Albano n.d.r.)a sud, verso l’attigua città di Ariccia, divenuta vicina da vent’anni, da quando il Papa ha fatto costruire il suo superbo viadotto da una parte all’altra del profondo burrone che la divide da Albano” (il ponte venne inaugurato nel 1854). Curiosa poi la descrizione di Palazzo Chigi che nell’aria del crepuscolo gli appare come la più infestata delle dimore. A quei tempi il palazzo era grigio, come si vede nelle antiche foto e certo non molto curato: dice James che molte finestre del cortile interno erano senza vetri e riparate con carta.


Le descrizioni vive di James ci narrano di luoghi oggi molto diversi,  in parte persi, e anche in questo è il fascino di tale lettura.

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