Il
sindaco di Ariccia Roberto Di Felice ha chiesto che l’ARPA, l’Agenzia Regionale
per la Protezione Ambientale, si attivi anche per verificare la qualità delle
colture agricole (in particolar modo nei luoghi più vicini a Roncigliano) che sono state sottoposte alla ricaduta a terra delle
particelle scaturite dall’imponente incendio sprigionatosi da un capannone
della discarica di Roncigliano. (Vedi QUI)
Aldo Garofolo |
In
attesa de risposte dell’Agenzia regionale abbiamo contattato l’amico, chimico
ed esperto di questioni relative allo smaltimento di rifiuti Aldo Garofolo per
avere un parere da lui su eventuali rischi dovuti alla nube di fumo che si è
estesa sul territorio dei Castelli e non solo e come comportarsi con gli
ortaggi, la frutta e la verdura che potrebbero essere stati interessati dalla
ricaduta a terra dei derivati della combustione.
Ovviamente
non c’è da fare nessun tipo di allarmismo, ma stare attenti e prendere qualche
piccola precauzione, tipo lavare molto bene, anche con un po di bicarbonato, insalata, frutta e verdura, come suggerisce il chimico Aldo Garofolo, sarebbe opportuno.
In seguito alla gigantesca colonna di
fumo che si è elevata su gran parte dei Castelli Romani, in attesa delle
risposte dell’ARPA, tu che sei un esperto del settore e che da anni supporti il
No Inc. anche come chimico con grande professionalità, ritieni che per i
prossimi giorni continuino a persistere pericoli per le persone in relazione
all’aria che si respira, in particolare nei pressi della discarica di
Roncigliano?
E’difficile
esprimere una valutazione precisa sulla persistenza nell’aria e ricaduta degli
inquinanti che certamente si è verificata e continuerà per qualche giorno fino
a spegnimento completo. Al momento i primi dati diffusi da Arpa Lazio l’1
luglio dalle centraline di Ciampino e zone in direzione nord (mancano quelle a
sud) non segnalano contaminazioni (almeno per benzene, toluene e monossido di
carbonio. Un’idea più accurata e circostanziata l’avremo appena saranno
accertati i risultati della centralina posizionata in loco dall’Arpa Lazio
sulla scuola elementare di via Pantanelle leggermente a monte della discarica che
sarà in grado di monitorare le diossine e appena noti i quantitativi di rifiuti
indifferenziati stoccati il 30 giugno nel TMB e in attesa di trattamento e
separazione e il quantitativo di balle di combustibile da rifiuti (CDR)
accatastato in attesa di avviamento alla combustione a Colleferro e S. Vittore.
Per ora possiamo fare una stima approssimata: L’attuale conferimento di rifiuti
dagli 11 Comuni è di circa 400 tonnellate/giorno. Secondo quanto dichiarato da
Pontina Ambiente possiamo quindi ipotizzare un accumulo in balle di 50 a 100
tonnellate al giorno di CDR (carta, plastica e frazioni combustibili) e almeno
400-600 tonnellate di rifiuti indifferenziati in attesa di lavorazione.
L’incendio
a quanto pare ha interessato anche le balle di CDR e quindi potremmo avere a
che fare con circa 500-700 tonnellate di rifiuti totali andati in fumo.
E’
evidente, non lo dico io ma esperti autorevoli, che in queste condizioni si sono
formate moltissime molecole inquinanti e nocive, parte delle quali poco o nulla
biodegradabili tra cui le diossine e i furani. Nell’organismo che le ha inalate
permangono per lunghissimo tempo e, in funzione della concentrazione degli
elementi tossici, potrebbero iniziare a comportarsi da “interferenti endocrini”,
mettono cioè in crisi i meccanismi di alcune ghiandole con possibili
conseguenze sulla salute anche nel lungo periodo.
Le
condizioni meteo della sera del 30 e del giorno dopo sono state quelle tipiche
dell’alta pressione estiva con scarsa ventosità e poca diluizione degli
inquinanti. Almeno per un certo periodo i fumi si sono diretti verso sud con
coinvolgimento dei Comuni posizionati in quella direzione. Purtroppo l’Arpa non
ci ha fornito dati su quella zona, Aprilia in particolare.
Senza
voler creare allarmismi nondimeno il problema c’è ed è serio, andranno perciò controllati
e monitorati, oltre che le persone, i terreni e i prodotti agricoli specie
quelli la cui maturazione è ancora lontana, tipo uva e olive.
Per quanto riguarda la ricaduta al suolo
dei derivati della combustione che impatto possono aver avuto questi sui
prodotti agricoli delle nostre zone e che consigli potresti dare ai cittadini,
specie a quelli che hanno un orto.
Per
i prodotti già pronti al consumo e che possono essere abbondantemente lavati tipo
insalata e pomodori credo che si possa rimediare. Per quelli ortivi non ancora
pronti si può effettuare in campo un lavaggio a fondo con acqua nebulizzata ma
è impossibile avere certezze di aver rimosso o impedito del tutto
l’assorbimento dei contaminanti. Per gli arborei i cui frutti sono ancora
acerbi non mi azzardo a fornire indicazioni perché conseguenze ci potrebbero essere
nel tempo.
Quello di ieri è stato un evento
terribile e di grande portata ma concentrato in poche ore. Un inceneritore,
nonostante i filtri più moderni, comunque rilascerebbe nell’aria, giorno dopo
giorno, una gran quantità nano-particelle tossiche. È corretto dire che un
inceneritore in funzione ogni giorno per mesi e mesi alla lunga sarebbe più
dannoso dell’incendio di ieri?
Prendendo
per buona la dose massima consigliata o tollerata dall’OMS (Organizzazione
Mondiale di Sanità) di 700 picogrammi di diossina al giorno (calcolata per una
persona di corporatura media di 70 chili), nel caso dell’inceneritore di
Cerroni avevamo calcolato una quantità annuale minima di diossina prodotta
dall’impianto, di 75 milligrammi/anno ovvero di 75 miliardi di picogrammi/anno.
Quindi una quantità notevole anche se in termini di peso ridotta.
La
contaminazione da inceneritori è subdola perché si diffonde senza sosta durante
tutto l’anno e per questo abbiamo combattuto in ogni modo la costruzione del
mostro di Roncigliano. E’ evidente che le conseguenze a lungo termine di un
inceneritore sono peggiori. Ciò nondimeno l’incendio del 30 è stato devastante
e credo che avrà effetti negativi su coloro (personale interno compreso) che
hanno la sventura di risiedere o che si sono trovati nelle zone limitrofe. La
mattina del primo luglio davanti ai cancelli della discarica e con il fumo che
ancora si levava in alto abbiamo già raccolto la testimonianza di alcuni
cittadini che hanno fatto ricorso al pronto soccorso di Albano per disturbi
alla pelle e alle vie respiratorie.