“C’è
voluto un anno e mezzo, ma finalmente è
divenuta
pubblica la “convenzione
preliminare”
Co.E.Ma.-G.S.E.(Doc. 1) che permetterebbe, ancora oggi, l’uso dei
fondi pubblici CIP-6 e Certificati Verdi per la costruzione e
gestione dell’Inceneritore di Albano.”
“Ora
possiamo affermare con certezza che i
presupposti
su cui si basa questo documento sono stati smentiti
dalla
sentenza del Consiglio
di Stato n. 1640 del 22 marzo 2012
che ha vietato l’uso dei fondi pubblici CIP-6
e Certificati
Verdi
per la costruzione e gestione dell’Inceneritore dei Castelli
Romani. Questa “convenzione
preliminare”,
quindi,
deve essere immediatamente annullata dagli Enti competenti, affinché
non diventi mai e poi mai una “convenzione
definitiva”.”
“Domani,
venerdì mattina 7 giugno, ore 10,30, tanto per cominciare, andremo
sotto la sede della Presidenza della Regione Lazio, in Via Rosa
Raimondi Garibaldi n. 7, per portare questa “convenzione
preliminare” Co.E.Ma.-GSE a Nicola Zingaretti e all’Assessore ai
Rifiuti Michele Civita, affinché si impegnino, da subito, per
ottenerne l’immediato annullamento.”
Era
da un anno e mezzo che il comitato No Inc cercava di avere copia
della “convenzione
preliminare”
Co.E.Ma.-G.S.E.. Un documento che, ancora oggi, potrebbe consentire
l’uso dei fondi pubblici CIP-6
e Certificati
Verdi per
la costruzione e gestione del contestatissimo Inceneritore dei
Castelli Romani.
Ora
questa “convenzione preliminare” è a disposizione del No Inc e
dell’intera comunità dei Castelli Romani, grazie all’aiuto della
Responsabile
Ambiente presso la Camera dei Deputati, Federica
Daga,
e di altri suoi colleghi e colleghe, a cominciare dai firmatari della
richiesta di accesso agli atti: Patrizia Terzoni, Claudia De Rosa,
Alberto Zolezzi, Samuele Segoni, Mirko Busto e Angelo Tofalo (Doc. 2).
La
“convenzione
preliminare” Co.E.Ma.-G.S.E.
del giugno del 2009, venne stipulata sul
presupposto dell’esistenza di un provvedimento della Regione Lazio
valido ed efficace che autorizzava la costruzione del famigerato
Inceneritore. Il provvedimento “incriminato”, a firma dell’ex
presidente della regione Lazio Pietro Marrazzo, ovvero l’ordinanza
n. Z-0003 del 22 Ottobre 2008, è stato però annullata, senza
appello, dalla sentenza del Consiglio di Stato n. 1640 del 22 marzo
2012.
Con
l’ordinanza di Marrazzo decade, di conseguenza, anche la successiva
cantierizzazione Co.E.Ma. del 29 dicembre 2008, che
aveva avuto luogo esclusivamente
sulla base
di
tale atto. “Cantierizzazione”avvenuta,
guarda caso,
appena entro il limite imposto dalla U.E.
per l’uso della contribuzione pubblica per la costruzione di questa
impiantistica industriale brucia-rifiuti, ovvero il 31
dicembre 2008. Cantierizzazione, tra l’altro,
assolutamente “fittizia” perché consistita nella sola “posa
di paletti e recinzione metallica del lotto di terreno interessato
alla costruzione dell’impianto”. Niente
a che vedere, inoltre, con l’attività di escavazione vera e
propria del lotto di terreno, come previsto dalla legge.
“Cantierizzazione”,
quindi, che decade dal punto di vista degli atti autorizzativi e
amministrativi, certo, ma che rappresenta
anche, di fatto, il tentativo malcelato del Co.E.Ma. di accaparrarsi,
costi quel che costi, i soldi pubblici per la costruzione di un
Inceneritore inutile – perché potrebbe bruciare solo materie prime
riciclabili al 100x100, a ciclo continuo ed a freddo - un
Inceneritore costoso – ai danni delle tasche dei cittadini e
cittadine contribuenti – e un Inceneritore dannoso per la salute
umana e per l’ambiente.
I due
verbali della Polizia Municipale di Albano, di aprile 2009 e ottobre
2010, rappresentano la contro-prova ulteriore, rispetto
all’annullamento degli atti amministrativi e autorizzativi, che
l’attività di cantierizzazione, di
fatto, non ha mai avuto luogo.
Ma la
prova-provata della mancata cantierizzazione dell’area entro
e non oltre il 31 dicembre 2008, “limite
ultimo” imposto dalla UE per l’uso dei fondi pubblici per la
costruzione e gestione degli impianti brucia-rifiuti, è lo stato
attuale dei luoghi. Una lunga e
meravigliosa distesa di erba verde, accanto al VII invaso di
Roncigliano, che, per nostra fortuna, non ha nulla a che vedere con
una cantierizzazione reale.
Niente
soldi, niente inceneritore.
Spiace,
certo, constatare che il Sindaco di Albano, Nicola
Marini, ed il consigliere comunale delegato
ai rifiuti, Luca Andreassi,
non solo non si sono recati il 10 settembre
2012 (doc. n. 3) a ritirare questa
documentazione così importante per la vertenza contro l’Inceneritore
ma, ancora di più, che non abbiano nemmeno pensato, quel giorno, di
delegare a tal fine un dirigente comunale. E che, subito dopo - dal
successivo diniego all’accesso agli atti del GSE intervenuto il 4
ottobre 2012 (doc. n. 4) - abbiano addirittura lasciato decorrere i
termini di 30 giorni previsti dalla legge, senza presentare un
ricorso amministrativo presso il Tar del Lazio contro una decisione
dei dirigenti del GSE che pare, oggi più di ieri, davvero
inspiegabile.
Inoltre,
il sindaco e il delegato ai rifiuti non hanno neanche pensato
di chiedere aiuto a deputati e senatori del Partito
Democratico per cercare di fare pressioni
proprio su quegli stessi dirigenti del GSE, al
fine di rendere pubblica la “convenzione
preliminare” Co.E.Ma.-GSE. Pensiamo, ad esempio, al senatore in
carica in quota PD, onorevole Bruno Astorre, molto legato al sindaco
Marini. Ma, non da ultimo, allo stesso Ministro allo sviluppo
Economico, in carica ed in quota PD, Flavio Zanonato.
Una
manchevolezza politica, amministrativa e giuridica, che grava come un
macigno sull’operato dell’Amministrazione Marini e, in modo
particolare, sul sindaco di Albano, Nicola Marini, sul consigliere
delegato ai rifiuti, Luca Andreassi e sull’assessore all’ambiente,
Claudio Fiorani.