A
pensar male si fa peccato, ma come il detto “enuncia”, ci si
azzecca sempre ed in materia rifiuti ancor di più.
Lo scorso 11
Aprile 2013, presso Palazzo Montecitorio è stata presentata la
proposta di legge (LP) rifiuti zero, per mezzo del Comitato
Promotore, di fronte a molti parlamentari 5 stelle, ma anche liberi
cittadini. La proposta nasce mirando al riuso e al riutilizzo dei
materiali (carta, plastica e legno) abolendo il concetto
d’incenerimento e di discarica. La presentazione serviva in
particolar modo al 5 stelle per capire se appoggiare o meno la LP.
Il dubbio, per molti attivisti e non, riguardava e riguarda, crediamo
tuttora, la visione della LP sullo smaltimento della componente
organica del rifiuto. L’art 14 della proposta è stato severamente
contestato da alcuni presenti in aula, attivisti nei comitati di
lotta territoriale contro ogni qual forma di profitto derivante dalla
gestione speculativa dei rifiuti per di più se lesiva della saluta
dei cittadini, tra cui il Chimico NoInc Aldo Garofolo, quindi medici
dell’ISDE, Dott. Mocci, alcuni parlamentari 5 stelle, Adriano
Zaccagnini, la senatrice Paola Nugnes e attivisti 5 stelle area Roma
Sud, .
Premesse
tutte le criticità in materia di impianti di digestione anaerobica (
che definiremo in seguito per convenienza IDA), l’art.14 prevede si
il trattamento aerobico (processo naturale) dell’organico, ma
auspica anche quel trattamento anaerobico che abbiamo indicato
altamente pericoloso in passato, e quindi un sistema di fermentazione
mirato alla produzione di biogas (Qui
il testo della proposta di legge)
I
cosiddetti IDA, menzionati nell’art.14 comma 2 e 3, si compongono
di camere di digestione della materia organica in assenza di
ossigeno. Dalla fermentazione si origina il biogas, con un 55% circa
composto da metano. All’articolo 14 comma 3 seconda riga, risulta
che nell’impianto deve essere “espressa” la finalizzazione alla
trasformazione della totalità del biogas prodotto in bio-metano. Non
indicando l’obbligatorietà di tale processo, come osservato
durante l’incontro a Montecitorio, Emiliano
Bombardieri (Albano laziale) (video sotto) si
presume che la finalizzazione in questione sia una scelta del tutto
legata al progettista e alla proprietà dell’impianto,
privilegiando eventualmente, come indicato al comma 3, la immissione
in rete o, a quanto pare la combustione in loco per auto-sussistenza
dell’impianto (ci domandiamo quanto è la quota parte per
l’auto-sussistenza?). Questa seconda possibilità sarebbe
perseguibile per impianti di piccola potenza termica, ovvero la
totalità degli impianti previsti già ora e, in futuro, dalla
proposta di legge stessa. Si sancisce inoltre che, dall’entrata in
vigore della legge, nessun biogas non trattato potrà essere inviato
alla combustione. Ma, considerando quella obbligatorietà, non
indicata in precedenza, ci si domanda quale utilizzo potrà esserne
fatto del biogas, se non un filtraggio alquanto discutibile, dati i
residui, e a questo punto la probabilità di una combustione diretta
sul posto? La mancanza di controllo degli enti competenti su tali
impianti, (Arpa. Asl, Uffici tecnici comunali) è cronaca quotidiana,
su tutto l’attuale ciclo di chiusura del ciclo dei rifiuti.
Acconsentire a tali processi creerebbe un ulteriore buco nero,
industrializzato, nella chiusura del ciclo dei rifiuti permettendo il
proliferare di veri e proprio piccoli inceneritori con un alto
rischio esplosivo trattandosi di piccolo accumulatori di gas. (D.M
22/7/2007)
Non
si può continuare a pensare ai rifiuti come sistema da cui trarre
profitto. Sebbene la legge accenni al fatto che i certificati verdi
verranno eliminati, non v’è in tutta la proposta di legge alcun
accenno all’abrogazione dell’art 21 Dlgs 28/2011, ovvero agli
incentivi che vengono rilasciati per gli impianti che producono
energia tramite combustione di biogas… inoltre, cosa ne sarà
dell’organico di fine processo che gìà il Tar Toscana e CDS hanno
definito rifiuto speciale? Chi controllerà l’organico in ingresso?
Perché industrializzare un processo a cui madre natura vede e
provvede in maniera totalmente spontanea? Quanti, quali e che strada
prenderanno i residui, altamente pericolosi, di tutto il processo
anaerobico qui
descritto? A
queste domande è stata data forse risposta, quando durante
l’assemblea seduto tra le sedie dell’ente Promotore della legge,
l’Ing. Andrea Masullo ha avuto qualche difficoltà ad ammettere che
lui stesso è consulente della Marcopolo engineering a seguito di un
sollecito alla trasparenza del cittadino attivo del 5 stelle di
Albano. La Marcopolo engeenering è una SPA con varie partecipate
sparse in Italia (per dirne alcune Semia Green srl, Far Energia srl,
Biogas Nord Italia srl ma anche il Consorzio Italiano Compostatori).
L’oggetto sociale è legato al mondo dei rifiuti, con un
capitale sociale di oltre 14 milioni di euro. Ai Castelli Romani la
si conosce come proprietaria della centrale a biogas da 1Mw nella
discarica di Roncigliano. A Genazzano è conosciuta come progettista
di un impianto di piccola taglia di centrale con trattamento
anaerobico; proprio a Genazzano la Marcopolo engineering mise in
luce, durante l’inverno scorso, il suo diretto interesse con la LP
(manifesto su richiesta) durante un’assemblea in cui era sempre
presente anche l’Ing. Masullo. A questo punto ci domandiamo, se si
tratta veramente di una proposta di legge popolare o l’ennesima
ricerca di profitto da mascherare, in maniera sospetta, con una
raccolta firme ambigua? In nome della trasparenza, dell’onestà, e
della tutela dei salute dei cittadini e del territorio, il 5 stelle
di Albano, non condivide e condanna tale veduta ampiamente discussa
da oltre un anno, anche sul portale Meetup
Regione
Lazio,
perseguendo sistemi che mirano alla non combustione e a processi del
tutto naturali per il riciclo dei materiali, in particolar modo
dell’organico.